Il castello di Grignon, situato nell’Île-de-France e costruito nel XVII secolo, ospiterà oltre 300 migranti provenienti da Mayotte, il dipartimento d’oltremare francese costituito da un arcipelago di due isole nell’Oceano Indiano.

È la prima volta che un numero così alto di rifugiati proveniente da Mayotte viene accolto nella Francia continentale. La decisione è stata presa dal ministro degli Interni francese Gérald Darmanin per fare fronte alle crescenti tensioni nei due isolotti a metà tra Mozambico e Madagascar.

In effetti, la situazione nell’arcipelago — che dista ben 8.000 chilometri dalla Francia — è caotica. Armati di bombe e molotov, le bande giovanili seminano il terrore ovunque a causa degli scontri tra villaggi diversi. Spesso vengono bloccate le strade e scuole e università restano chiuse. Non mancano poi i problemi idrici — attenuati per ora solo dalla stagione delle piogge — e quelli sanitari: tra gennaio e febbraio infatti è stata registrata un’epidemia di febbre alta.

Nel 2017 la metà della popolazione locale viveva con meno di 3.140 euro di reddito all’anno, ciò significa che il 77 per cento dei residenti viveva al di sotto della soglia di povertà nazionale (valore più alto di cinque volte rispetto al resto della Francia). L’età media di 23 anni conferma un tasso demografico tra i più elevati in tutte le regioni francesi: nel 1985 nell’arcipelago francese c’erano 67.200 abitanti, nel 2024 erano oltre 320.000. Il tasso di fertilità medio per donna è di quasi cinque figli. Ciò ha consentito alla popolazione locale di crescere, tra il 2012 e il 2017, in media del 3,8 per cento all’anno.

Ma nell’arcipelago francese il problema fondamentale è quello migratorio: come riferito dall’Istituto nazionale di statistica, a Mayotte quasi un abitante su due (il 48 per cento) è di nazionalità straniera. Nonostante la precarietà, per il solo fatto di appartenere alla Francia e quindi di godere di una serie di privilegi istituzionali ed economici, questo arcipelago viene considerato un’oasi dai territori vicini.

Di conseguenza, mentre molti giovani da Mayotte partono per il resto della Francia, specie verso le aree metropolitane, la popolazione di nazionalità straniera arriva e si stabilizza qui. I migranti provengono soprattutto dalle isole Comore, indipendenti dalla Francia dal 1978, ma afflitte dall’alto tasso di povertà e dallo scarso accesso al cibo. Come riferito dal prefetto locale di Mayotte al quotidiano «Le Monde», nel 2023 sono state intercettate più di 660 barche con a bordo quasi 8.660 persone. Circa 23.000 stranieri arrivano e lasciano l’arcipelago francese ogni anno.

Nell’ultimo mese l’esasperazione dei cittadini di Mayotte per la situazione migratoria ha generato ulteriori proteste: a gennaio diversi gruppi di persone hanno attaccato il campo di migranti allestito intorno allo stadio Cavani, a Mamoudzou, la capitale. Qui, dal maggio 2023, sono stati stabilite circa 500 persone — quasi tutte donne o bambini con status di richiedenti asilo — provenienti da Repubblica Democratica del Congo, Burundi, Rwanda e Somalia.

Ora Parigi ha dato il via a un’operazione inedita, caratterizzata non solo dal trasferimento dei 300 migranti, ma anche da una revisione costituzionale volta a porre fine allo ius soli nell’arcipelago di Mayotte. Se la misura entrerà in vigore, non sarà più possibile ottenere la cittadinanza se non si discende da genitori francesi.

Tuttavia, nell’arcipelago restano altri 400 migranti che non sanno quale sarà il loro destino e migliaia di cittadini francesi consapevoli di ricevere un trattamento diverso dai loro connazionali. Problema non da poco per una potenza con ambizioni nell’Indo-Pacifico.

L’Osservatore Romano – 3/4/2024